mercoledì 15 maggio 2013

La ghiandaia che volò 15.000 km

Qualche giorno fa abbiamo parlato dell'esperimento più vecchio del mondo che da quasi 90 anni prosegue con le stesse modalità con cui è stato concepito.

I progetti di ricerca odierni invece possono contare sulle nuove tencologie per effettuare studi in modo più approfondito ed efficace. È il caso del progetto spagnolo Migra portato avanti dall'organizzazione SEO/Birdlife il cui scopo è quello di studiare il comportamento degli uccelli migratori e che da un paio d'anni ha potuto migliorare i propri metodi grazie al GPS.

Dal 2011 questo progetto ha iniziato a marcare alcuni esemplari di uccelli con dei piccoli ricevitori satellitari del peso di soli 25 grammi. L'obiettivo è quelli di marcare 15 esemplari per ognuna delle specie di volatili che vivono sul territorio iberico. Attraverso la pagina web del progetto è possibile seguire gli spostamenti dei 142 gli esemplari di 18 specie differenti già marcati con questo sistema.

Prima dell'arrivo della tecnologia satellitare gli uccelli migratori venivano marcati con degli anelli sulle zampe che permettevano di riconoscere gli esemplari oggetto di studio ogni qual volta venivano incontrati. Essendo necessario incontrare fisicamente questi esemplari si poteva conoscere solamente alcune delle loro tappe, ma non era possibile ricostruire i loro spostamenti.

Ora è possibile avere una "telemetria" completa: si può sapere esattamente dove si trovanono in ogni momento, la loro velocità, l'altezza di volo le soste obbligate e tanti altri fattori chiave.
Un nibbio reale con il rilevatore satellitare
Questo tipo di informazioni hanno una grande importanza sia per poter proteggere le specie in pericolo sia per contrastare la propagazione di virus pericolosi come quello dell'influenza aviaria o quello del Nilo Occidentale.

Grazie a tutti questi dati è stato ad esempio possibile seguire una piccola ghiandaia marina, un uccello di circa 30cm, che ha attraversato l'intero deserto del Sahara in soli 4 giorni (dal 24 al 28 Aprile 2013) e che durante la sua migrazione per sfuggire al freddo dell'inverno europeo è stata in grado di percorrere più di 15.000km.
Altri dati permettono di studiare come esemplari della stessa specie possano avere comportamenti diversi. È il caso delle due cicogne bianche marcate, una di esse ha viaggiato per più di 3.000km per passare l'inverno al caldo del Senegal, mentre l'altra si è spostata di soli 70km in linea retta dalla "residenza estiva".

I responsabili del progetto fanno notare come questi cambi di abitudini possano essere considerati come uno degli indicatori del cambio climatico in corso. Oltre alla cicogna bianca che ha deciso di non migrare vengono portati esempi di altre specie che non migrano più verso l'Africa, ma, come le cicogne nere ed alcune specie di aquile, passano l'inverno sulla costa del Mediterraneo.

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