Anni fa su Internet iniziò a girare una storia allarmante, rivelatasi chiaramente una bufala, riguardante la provenienza della carne degli hamburger McDonald's. Nella catena di Sant'Antonio si poteva leggere che la carne veniva ricavata da "vitelli senza gambe e senza corna, che sono alimentati per mezzo di tubi legati allo stomaco e che di fatto non hanno ossa, ma solo un po' di cartilagine che impedisce alle loro membra di disfarsi. Questi esseri rimangono immobili tutti la vita, non hanno occhi, ne coda e praticamente non hanno pelo; di fatto la loro testa è delle dimensioni di una palla da tennis".
La notizia, nonostante fosse falsa, ebbe una buona diffusione, tanto da ispirare anche il video di una canzone, ma a breve, grazie alle nuove tecnologie ed alle cellule staminali, ciò che veniva descritto potrebbe (quasi) diventare realtà.
La tecnologia delle cellule staminali è nata nel campo medico con lo scopo di creare tessuti ed organi per trapianti e prove farmacologiche. A 15 anni dalla loro scoperta questo continua ad essere il principale obiettivo, ma come tutte le nuove tecnologie spesso si può arrivare a risultati insperati. Uno di questi è arrivato proprio in questi giorni: un hamburger coltivato completamente in laboratorio dove l'unico contributo dato da una mucca sono state le poche cellule staminali estratte dai muscoli delle zampe posteriori. Il primo hamburger sintetico è stato cucinato il 5 Agosto 2013 a Londra ed assaggiato dal suo creatore e da esperti di cucina. La buona notizia è che nessuno è stato male. Quella cattiva che ne è avanzato metà.
Per produrre questo hamburger sono stati spesi 248.000 euro ed il team di ricercatori dell'Università di Maastricht, guidato da Mar Post, ci ha impiegato 5 anni. Per produrre l'hamburger cucinato a Londra però non c'è voluto tanto tempo, sono bastati soli tre mesi, "un tempo inferiore rispetto a quanto ci mette una mucca per crescere" come ha commentato orgogliosamente Post durante la conferenza stampa. Lo scienziato spera che i costi ed i tempi si riducano così che la tecnica possa riuscire ad entrare nell'industria alimentare.
Per Post l'hamburger coltivato non è un esperimento curioso, ma una necessità etica, economica ed alimentare. Secondo le proiezioni della FAO, infatti, la domanda mondiale di carne aumenterà di 2/3 nei prossimi 40 anni, una quantità che risulta essere insostenibile con i soli sistemi di produzione attuali.
"In un futuro non troppo lontano, sia la carne che i cereali potrebbero diventare un prodotto di lusso", sostiene il ricercatore, "proprio a causa del continuo aumento della richiesta che non riuscirà ad essere soddisfatta dai produttori". Post ed i suoi collaboratori dell'Università di Maastricht propongono l'hamburger sintetico come un'autentica alternativa a questo scenario insostenibile. L'idea non è quella di eliminare l'allevamento di animali, ma di affiancarlo per contenerne la crescita.
Secondo i loro calcoli, i vantaggi dei nuovi hamburger rispetto alla carne prodotta con i metodi convenzionali sono indubbi: consumo energetico ridotto del 45%, 96% in meno nella produzione di gas serra e 99% in meno di terreni coltivati. Gli allevamenti, soprattutto quelli di mucche, contribuiscono enormemente al cambio climatico a causa del metano prodotto dal processo digestivo degli animali. Il metano è infatti riconosciuto come gas serra il cui impatto è 21 volte più forte rispetto all'anidride carbonica.
"L'aumento della domanda di carne aumenterà notevolmente le quantità di metano, anidride carbonica ed ossido nitrico causando cambiamenti climatici, effetto serra e mettendo a rischio la biodiversità", sostiene Post. "La carne di mucca coltivata in laboratorio è probabilmente un'opzione più sostenibile, che cambierà le abitudini alimentari ed il modo di pensare a ciò che mangiamo".
Per produrre l'hamburger i ricercatori sono partiti con un piccolo campione di tessuto muscolare di una mucca prelevato con un piccolo intervento totalmente indolore per l'animale. Questo tipo di tessuto contiene cellule staminali precursore di muscoli e grassi, ma per l'esperimento sono state usate soltanto le prime. Le cellule sono state poste in contenitori di vetro e stimolate a crescere e proliferare attraverso nutrienti. In seguito è stato cercato un modo per "differenziarle" trasformandole in strisce di tessuti muscolari lunghi circa un centimetro. Per produrre un hamburger delle dimensioni a cui siamo abituati sono state necessarie circa 20.000 di queste strisce.
Il primo e per ora unico hamburger sintetico è stato cucinato dal famoso chef Cornwall Richard McGowan con un condimento a base di olio di girasole, due pezzettini di burro ed un pizzico di sale, cotto quattro minuti per lato e messo nel piatto. Si tratta della stessa ricetta che Cornwall usa per gli hamburger tradizionali. In questa occasione al tavolo erano presenti solo due commensali: i critici gastronomici Hanni Ruetzler da Vienna e Josh Schonwald da Chicago, ma anche Post ha voluto assaggiare la sua creazione.
"Il sapore è abbastanza intenso ed è praticamente uguale a quello della carne anche se non è sugosa", è stato il verdetto di Ruetzler, "ma ciò che più mi manca sono sale e pepe". La critica ovviamente non era rivolta al biologo Post, ma al cuoco McGowan che l'ha incassata senza scomporsi come solo un inglese è capace di fare.
I due critici si sono trovati d'accordo per quanto riguarda la consistenza. "A me sembra carne, non si sbriciola" è stato il commento di Reutzler, mentre quello di Schonwald è stato "La sensazione in bocca è uguale alla carne, forse manca un po'di grasso, risulta più asciutto di un hamburger normale e per questo anche il sapore è un po'diverso".
La mancanza di grasso dell'hamburger coltivato è sicuramente imputabile al metodo di produzione che è ancora piuttosto semplice ed utilizza solo cellule staminali di muscolo e non quelle di grasso. Il prossimo passo di Post infatti è proprio quello di aggiungere alla sua "ricetta" qualche cellula staminale del grasso con la speranza di migliorare ulteriormente consistenza e sapore.
Post ed i due critici gastronomici hanno mangiato solo metà di questo hamburger, una giornalista ha provato a chiedere di mangiare l'altra metà, ma senza successo perché Post l'aveva promesso ai suoi figli che non vedevano l'ora di assaggiarlo.
Per produrre questo hamburger sono stati spesi 248.000 euro ed il team di ricercatori dell'Università di Maastricht, guidato da Mar Post, ci ha impiegato 5 anni. Per produrre l'hamburger cucinato a Londra però non c'è voluto tanto tempo, sono bastati soli tre mesi, "un tempo inferiore rispetto a quanto ci mette una mucca per crescere" come ha commentato orgogliosamente Post durante la conferenza stampa. Lo scienziato spera che i costi ed i tempi si riducano così che la tecnica possa riuscire ad entrare nell'industria alimentare.
Per Post l'hamburger coltivato non è un esperimento curioso, ma una necessità etica, economica ed alimentare. Secondo le proiezioni della FAO, infatti, la domanda mondiale di carne aumenterà di 2/3 nei prossimi 40 anni, una quantità che risulta essere insostenibile con i soli sistemi di produzione attuali.
"In un futuro non troppo lontano, sia la carne che i cereali potrebbero diventare un prodotto di lusso", sostiene il ricercatore, "proprio a causa del continuo aumento della richiesta che non riuscirà ad essere soddisfatta dai produttori". Post ed i suoi collaboratori dell'Università di Maastricht propongono l'hamburger sintetico come un'autentica alternativa a questo scenario insostenibile. L'idea non è quella di eliminare l'allevamento di animali, ma di affiancarlo per contenerne la crescita.
Secondo i loro calcoli, i vantaggi dei nuovi hamburger rispetto alla carne prodotta con i metodi convenzionali sono indubbi: consumo energetico ridotto del 45%, 96% in meno nella produzione di gas serra e 99% in meno di terreni coltivati. Gli allevamenti, soprattutto quelli di mucche, contribuiscono enormemente al cambio climatico a causa del metano prodotto dal processo digestivo degli animali. Il metano è infatti riconosciuto come gas serra il cui impatto è 21 volte più forte rispetto all'anidride carbonica.
"L'aumento della domanda di carne aumenterà notevolmente le quantità di metano, anidride carbonica ed ossido nitrico causando cambiamenti climatici, effetto serra e mettendo a rischio la biodiversità", sostiene Post. "La carne di mucca coltivata in laboratorio è probabilmente un'opzione più sostenibile, che cambierà le abitudini alimentari ed il modo di pensare a ciò che mangiamo".
Per produrre l'hamburger i ricercatori sono partiti con un piccolo campione di tessuto muscolare di una mucca prelevato con un piccolo intervento totalmente indolore per l'animale. Questo tipo di tessuto contiene cellule staminali precursore di muscoli e grassi, ma per l'esperimento sono state usate soltanto le prime. Le cellule sono state poste in contenitori di vetro e stimolate a crescere e proliferare attraverso nutrienti. In seguito è stato cercato un modo per "differenziarle" trasformandole in strisce di tessuti muscolari lunghi circa un centimetro. Per produrre un hamburger delle dimensioni a cui siamo abituati sono state necessarie circa 20.000 di queste strisce.
Il primo e per ora unico hamburger sintetico è stato cucinato dal famoso chef Cornwall Richard McGowan con un condimento a base di olio di girasole, due pezzettini di burro ed un pizzico di sale, cotto quattro minuti per lato e messo nel piatto. Si tratta della stessa ricetta che Cornwall usa per gli hamburger tradizionali. In questa occasione al tavolo erano presenti solo due commensali: i critici gastronomici Hanni Ruetzler da Vienna e Josh Schonwald da Chicago, ma anche Post ha voluto assaggiare la sua creazione.
I due critici si sono trovati d'accordo per quanto riguarda la consistenza. "A me sembra carne, non si sbriciola" è stato il commento di Reutzler, mentre quello di Schonwald è stato "La sensazione in bocca è uguale alla carne, forse manca un po'di grasso, risulta più asciutto di un hamburger normale e per questo anche il sapore è un po'diverso".
La mancanza di grasso dell'hamburger coltivato è sicuramente imputabile al metodo di produzione che è ancora piuttosto semplice ed utilizza solo cellule staminali di muscolo e non quelle di grasso. Il prossimo passo di Post infatti è proprio quello di aggiungere alla sua "ricetta" qualche cellula staminale del grasso con la speranza di migliorare ulteriormente consistenza e sapore.
Post ed i due critici gastronomici hanno mangiato solo metà di questo hamburger, una giornalista ha provato a chiedere di mangiare l'altra metà, ma senza successo perché Post l'aveva promesso ai suoi figli che non vedevano l'ora di assaggiarlo.
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